Prima che il buio circondasse ogni cosa by Davide Enia

Prima che il buio circondasse ogni cosa by Davide Enia

autore:Davide Enia
La lingua: ita
Format: epub
editore: Drago Edizioni
pubblicato: 2018-03-27T00:00:00+00:00


«Non la fine ma un nuovo inizio, dunque. Ci può stare. Ma vedi, Davidù, perdere la memoria di ciò che è stato equivale a versare l’acqua in un deserto: evapora e basta. Rimarrebbe una coscienza deprivata di tutto.

Senza acqua non è possibile la vita. E questo lo si impara proprio abitando un’isola: è il bordo, il confine il nostro termine di paragone. Non ciò che è dentro, ma ciò che sta oltre.»

Il tramonto si avvicinava e io sentivo accrescere il bisogno di stare di fronte al mare accanto a mio fratello, ancora una volta, un’ultima volta, prima che la luce affievolendosi del tutto cedesse il passo al buio.

«Qui abita Peppuccio»: un palazzo disabitato perché a rischio crollo. Nessuna cassetta della posta, nessuno zerbino, nessun vaso di piante con i fiori. La porta di casa di Peppuccio era una saracinesca da esercizio commerciale, senza lucchetto. L’interno: uno spazio vuoto riempito da cianfrusaglie e coperte raccolte durante il suo girovagare. Killer là dentro non era ammesso. Dormiva fuori, anche se pioveva. «Io cani a casa ’un ne vògghio», sentenziava Peppuccio tra un sorso di birra e uno di vino in cartone. In fondo, quella era casa sua. Stava a lui decidere.

«Dorme davvero qui dentro?»

«Sì. Rincasa a orari diversi. Tutti sanno che Peppuccio è dentro perché, quando la saracinesca è abbassata, Killer sosta su questo marciapiede. Non lo smuove nulla. Pare un avvertimento, un indicatore di posizione.»

«Oppure veglia sui sogni di Peppuccio.»

«Sarà il suo angelo custode.»

«Per comportarsi con tale dedizione, non “sarà”, ma “hàv’a essere” il suo angelo custode.»

La puntualizzazione di mio fratello era precisa. Nel dialetto palermitano, orfano della declinazione al futuro, il tempo è scandito dal passato remoto, che rimarca l’irrecuperabilità di ciò che fu, dal presente in cui c’è coincidenza tra azione e accadimento, dall’assenza di speranza per cui l’unica possibilità per esprimere il futuro è affidarsi al vincolo di necessità della costruzione perifrastica.

A Palermo domani non sarà, ma hàv’a essere, deve essere.

«Killer deve essere il suo angelo custode, ma per davvero», insistette Marcolino. Inspirò profondamente e riprese il filo del ragionamento. «Killer segue sempre Peppuccio. È il suo modo di proteggerlo: segnalarne di continuo la presenza. E non è così perché è così, ma perché, in un certo qual modo impossibile da comprendere con la logica umana, è così perché deve essere così. Killer deve essere il suo angelo custode. È Killer che ha bisogno di Peppuccio, non il contrario. In questa terra, l’angelo, senza nessuno da guardare, senza nessuno da custodire, sarebbe perduto. E perdersi significherebbe la disperazione.

Vegliare su Peppuccio è la sua sola possibilità di salvezza. E Peppuccio, almeno, ce l’ha un angelo custode che racconta la sua storia.»

«Killer racconta la storia di Peppuccio?»

«Continuamente. Tu hai cominciato a parlarne, tu sostieni che loro due raccontano Palermo più di tante parole. Ma la vera peculiarità, la specificità di questo racconto sta unicamente nel fatto che Killer segue Peppuccio, sempre. Altrimenti, sarebbero soltanto l’ennesimo barbone ubriaco sparaminchiate e l’ennesimo cane da bancàta randagio e sporco. Invece, proprio per questo legame, raccontano una storia con la loro stessa carne.



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